SILVIO BERLUSCONI: O FIDUCIA O AL VOTO. SAREBBE IRRESPONSABILE APRIRE LA CRISI


“Se ci sarà la fiducia andremo avanti a lavorare, se non ci sarà la fiducia andremo al voto”. Silvio Berlusconi ribadisce che sono solo queste le opzioni in campo, in vista della verifica di governo programmata per il 13 e il 14 dicembre.

Esternando dal Quirinale, dove ha assistito alla cerimonia, consegna della onorificenze per i nuovi Cavalieri del Lavoro, il premier giudica molto remota, se non impossibile, l’eventualità di un Berlusconi bis (“non credo ci si possa arrivare”), anche perché la non crede che sarà sfiduciato dal Parlamento: “Sono abituato a prendere in considerazione solo le situazioni che considero probabili”.

Il capo dell’esecutivo poi spiega: “Abbiamo bisogno di un governo solido, non possiamo contare su chi non garantisce il massimo di lealtà al programma votato dagli elettori”. Per il premier sarebbe “irresponsabile” aprire la crisi. Si tratterebbe infatti di una “iattura assoluta: solo con l’irresponsabilità si può pensare di mettere in crisi il governo più solido e meglio piazzato in Europa, con il presidente del Consiglio che è il primo in Europa in termini di considerazione dei suoi cittadini”.

Se il capo dello Stato chiede a tutti senso di responsabilità, il Cavaliere risponde che ne ha da vendere: “Sopporto tutto, io guardo sempre al problema della stabilità italiana”.

Il governo intanto tira dritto e domani dovrebbe nominare il nuovo presidente della Consob: “Penso dì sì”, dice il capo del governo ai cronisti che lo interpellano al riguardo. Berlusconi non fa il nome del probabile presidente dell’organismo, ma il ministro dello Sviluppo economico, anch’egli presente al Quirinale per la cerimonia, ricorda che “c’è l’autorevole candidatura di Vegas”.

Il premier accenna anche al problema rifiuti in Campania: ”Se riesco oggi pomeriggio vado a Napoli. Non è possibile che noi mettiamo a posto tutto e poi l’amministrazione comunale lascia andare le cose. C’è di nuovo una situazione terribile”.

La road map per la chiusura della sessione di bilancio e la verifica di governo immediatamente successiva soddisfa il centrodestra, che serra i ranghi e si prepara alle settimane di intenso lavoro politico che culmineranno, il 14 dicembre, con le votazioni simultanee alla Camera e al Senato sulla fiducia all’esecutivo. Ieri, a caldo, subito dopo il compromesso siglato al Quirinale, la Lega aveva riunito il suo stato maggiore al Senato.

Oggi a fare il punto è stato il Pdl, che ha riunito ministri e maggiorenti alla Camera. “Il Pdl scalda i motori per le elezioni”, ha detto a margine del vertice il sindaco di Roma Gianni Alemanno

Intanto Giorgio Napolitano, a margine della cerimonia da lui officiata al Quirinale, ribadisce il suo apprezzamento per la convergenza sull’opportunità di approvare in tempi rapidi la Finanziaria, rinviando alla fase immediatamente successiva la verifica di governo.

Napolitano – che mantiene il “giusto riserbo” sulla fase attuale della vita istituzionale – giudica “molto importante” il segno di continuità e di rigore che il Parlamento darà approvando nei tempi stabiliti le leggi di stabilità e di bilancio, anteponendole al dibattito politico sul governo.

Per il capo dello Stato è “molto importante che si sia dimostrato ieri senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche” sulle priorità al riguardo. E aggiunge: “Avremo bisogno di altri segni di senso di responsabilità da parte di tutte le forze nel prossimo avvenire”.

Anche perché occorre fare i conti con le “turbolenze finanziarie, che persistono, che investono ancora una volta l’eurozona e dalle quali sappiamo che possono derivare incognite per un paese come il nostro gravato da un pesantissimo stock di debito pubblico. Abbiamo il dovere di fare fronte a questo vincolo, che pesa tanto, anche sul bilancio anno per anno”.

Nel colloquio – durato circa un’ora e mezza – al Quirinale tra il capo dello Stato e i presidenti delle Camere è stato concordato che la sessione di bilancio dovrà concludersi al Senato entro la prima decade di dicembre. Nella mattinata del 13 dicembre, il dossier verifica: la mattina al Senato Silvio Berlusconi svolgerà le sue comunicazioni, nel pomeriggio alla Camera comincerà la discussione sulla mozione di sfiducia all’esecutivo presentata da Pd e Italia dei valori.

Le rispettive votazioni avranno luogo simultaneamente il giorno successivo, il 14 dicembre (lo stesso in cui è programmata l’udienza della Corte costituzionale sulla questione di legittimità sollevata in merito alla legge sul legittimo impedimento).

La “costruttiva intesa” sollecitata da Napolitano e siglata dai presidenti delle Camere soddisfa Berlusconi, il quale, secondo quanto filtra da ambienti a lui vicini, avrebbe commentato soddisfatto: “Era quello che volevo”.

Mentre sul fronte della Lega, a chi lo interpella sul rischio che possa arenarsi l’iter del federalismo fiscale, il ministro Roberto Calderoli replica chiedendo di “ripassarsi la legge” e aggiunge beffardo che in ogni caso non vi saranno rischi perché “il governo durerà fino al 27 marzo”.

Il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri pone l’accento su un dato: “Abbiamo riportato la crisi in Parlamento”. Dunque quanti immaginavano un percorso-lampo ed estraneo al circuito istituzionale, magari auspicando che il capo del governo rimettesse il mandato nelle mani del capo dello Stato senza passare per le Camere, devono prendere atto del corso diverso assunto dagli eventi.

“Continuo ad essere ottimista sul voto di fiducia sia alla Camera sia al Senato”. Così il ministro per la Pa e l’Innovazione, Renato Brunetta, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Vidoni. “In questo momento congiunturale e in una fase politica come questa credo sia da irresponsabili provocare una crisi – aggiunge Brunetta – e lo ha detto in maniera autorevole anche il presidente della Repubblica. Ora occorre approvare la legge di stabilità e oggi alla Camera sono passati 40 emendamenti con una maggioranza che oscillava tra 50 e 60 voti”.

Per Brunetta dunque “la maggioranza è solida e forte e approveremo il provvedimento nel più breve tempo possibile”. Poi bisogna far passare la legge di stabilità europea e “per far questo ci vuole un governo – ha concluso il ministro dell’esecutivo Berlusconi -. E quale se non quello legittimamente eletto?”.

“Io questo gioco non lo faccio”. Lo afferma il ministro per la Pa e l’Innovazione, Renato Brunetta, conversando con i giornalisti a Palazzo Vidoni riferendosi alla questione della cosiddetta “compravendita” dei parlamentari. “Uscite ed entrate da tutti i partiti e verso tutti i partiti sono già accadute in questi anni. Così hanno fatto Rutelli e Lanzillotta, non sono andati via dal Pd? E allora? Se escono è libera scelta, se entrano è compravendita? È stucchevole”. Secondo Brunetta la verità è che “i flussi sono fisiologia del sistema, sono frutto del bipolarismo”.

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