Frustatina liberista


Il Ministro Renato Brunetta, in un’intervista al giornale Il Foglio, anticipa i contenuti del decreto Sviluppo e semplificazione.

Cercasi crescita disperatamente. Ma come crescere senza ridurre imposte e tasse? E’ l’interrogativo, e il cruccio, del governo. Renato Brunetta, economista e ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione, ha un’idea, “la più nuova degli ultimi mesi, una frustata antiregolatoria”, dice al Foglio.
Quindi addio riduzione della pressione fiscale?

“Siamo realisti. Gli esperti discettano di quale sia il livello di tassazione ottimale: l’Italia è al 42,6 per cento, di sicuro alto. Ma con una bassa congiuntura, un alto debito pubblico e con i vincoli sulla finanza statale non si può ridurre oggi la pressione fiscale”.

Un’altra promessa del governo accantonata.
“No. Di sicuro siamo in una situazione di stallo. Ma la crescita si può ravvivare non solo con un taglio della pressione tributaria ma con una diminuzione della pressione regolatoria che a volte è vera e propria oppressione. Riforme che tra l’altro costano nulla e hanno un effetto equivalente della riduzione delle tasse”.

Però la frustata fiscale ha un impatto più immediato.
“Vi è una relazione individuata dagli economisti tra tasso di crescita e peso dello stato, una relazione che ha la forma di U-rovesciata (la cosiddetta curva di Armey), che sostanzialmente dice che lo stato, cioè le istituzioni con il loro peso di regole e tasse, ha un ruolo positivo nella crescita fino ad un certo livello di invadenza, oltre ha un ruolo negativo”.

Prof, abbandoniamo curve e accademia, quando approvate il decreto Sviluppo e semplificazione?
“Non è accademia. Ridurre la pressione regolatoria è oggi la frustata fondamentale da dare all’economia ed è conciliabile con la diminuzione della spesa pubblica. Comunque il decreto lo approveremo entro la prima settimana di maggio”.

Industriali e commerciali lo attendono con impazienza, ma che cosa conterrà?
“Un filtro semplificatorio per le norme che verranno, estensione deregolamentatrice a regioni e authority, meno burocrazia per le imprese sulla privacy, meno scartoffie documentali per le aziende virtuose sulla sicurezza del lavoro. Infine il controllo amico”.

Cioè?
“Si tratta di una disposizione diretta a evitare duplicazioni e sovrapposizioni nell’attività di controllo, che dovrà svolgersi recando la minor turbativa possibile all’attività dell’imprenditore”.

Brunetta promette anche “semplificazioni immediatamente operative per quanti operano nel settore degli appalti e nuove misure di ulteriore digitalizzazione della PA”. E la riforma fiscale?
“Intanto la frustata contro la pressione regolatoria reca benefici immediati alle aziende. Nel Pnr, il Programma nazionale di riforma che sarà inviato a Bruxelles, si precisa che il completamento dell’azione di riduzione degli oneri nelle aree di competenza statale possa generare a regime un risparmio di circa 11,6 miliardi di euro per le imprese. Detto questo, la legge delega per la riforma del fisco contiamo di approvarla entro l’autunno in Consiglio dei ministri e di approvare i successivi decreti legislativi entro il 2013, così da far entrare in vigore la riforma dalla prossima legislatura”.

Nel frattempo a settembre, come ha auspicato Ignazio Visco, vicedirettore generale della Banca d’Italia, nell’audizione della scorsa settimana in Parlamento, dovrete indicare modi e mezzi per la manovra correttiva dei conti pubblici che per il biennio 2013-2014 ammonterà a 2,3 per cento del pil, per raggiungere il tendenziale pareggio di bilancio concordato a livello europeo:
“Facciamo chiarezza. L’Italia si impegna a raggiungere entro il 2014 un livello prossimo al pareggio di bilancio, così conformando la dinamica del nostro bilancio pubblico agli obiettivi europei di medio termine e poi attraverso il sistematico incremento del surplus primario, a proseguire lungo il sentiero della riduzione del debito pubblico. Riduzione da operare tenendo comunque conto non solo del livello del debito pubblico, ma anche degli “altri fattori rilevanti”, relativi alla finanza privata ed all’economia, fattori che sono stati concordati in sede europea”. E come si troveranno i circa 40 miliardi necessari? “Ripeto, l’obiettivo è quello giusto e da perseguire, anche se nelle condizioni attuali, tagli di quell’entità non sono immaginabili. Per questo la soluzione è crescere, crescere, crescere”.

Ma nelle frustate perché non inserire anche liberalizzazioni e privatizzazioni, come chiede ad esempio l’economista Tito Boeri?
“Dagli economisti alla Boeri non ricordo parole di apprezzamento per la riforma liberalizzatrice dei servizi pubblici locali che il nostro governo ha approvato. Quanto alle privatizzazioni, in questa fase congiunturale e borsistica non ci sono spazi di assorbimento significativi. Nel dl mi ripropongo di rilanciare la normativa esistente sulla vendita delle case popolari agli inquilini, così da rivitalizzare il Piano casa”.

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