L’Europa riconosce all’Italia rigore e credibilita’ nella definizione degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici


L’Europa riconosce all’Italia rigore e credibilità nella definizione degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici. Ora la sfida è quella di continuare sulla strada delle riforme strutturali per superare le debolezze che hanno caratterizzato l’economia italiana nell’ultimo decennio. L’analisi delle cause della bassa crescita e le raccomandazioni della Commissione Europea sul Programma Nazionale di Riforma che l’Italia ha presentato a maggio nell’ambito del semestre europeo, rendono evidente che oggi il consolidamento fiscale richiede selettività della spesa e rilancio della crescita. Nelle raccomandazioni della Commissione si legge infatti che “dato l’alto livello del debito pubblico, pari a circa il 120% del PIL nel 2011, il perseguimento di un consolidamento durevole e credibile e l’adozione di misure strutturali per rafforzare la crescita sono priorità essenziali per l’Italia”.
Il piano di risanamento di deficit e debito definito dal Governo Berlusconi nel Documento di economia e finanza è in linea con i vincoli imposti dall’Europa e in questa cornice dobbiamo operare per rispettare gli impegni per una crescita sostenibile, intelligente e inclusiva. L’obiettivo fissato è quello del pareggio di bilancio per il 2014 e per questo la Commissione ci esorta a pianificare sin dall’autunno misure che ci consentano di aumentare l’efficacia della spesa e imprimere un ritmo più forte alla nostra economia. Molti degli interventi richiamati dalla Commissione sono peraltro già contenuti nella nostra agenda di Governo. Sono nostre priorità il miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro, l’aumento del grado di concorrenza, il miglioramento dell’ambiente normativo delle imprese, il rafforzamento delle politiche di ricerca e innovazione e una migliore governance dei fondi comunitari.

Come evidenziato dalla stessa Commissione, il nostro PNR prevede anche la riforma del sistema di tassazione (con lo spostamento del carico fiscale dal lavoro al consumo) e un processo capillare di semplificazione nei settori fiscale e della regolazione amministrativa. Solo così potremmo conciliare rigore e sviluppo. Insomma non si riesce a crescere senza disciplina fiscale, ma senza crescita ci si allontana dal sentiero della sostenibilità finanziaria. Un concetto che ora è ancora più chiaro grazie all’Europa.

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