Liberalizzazioni? Ben vengano, ma non possiamo partire da farmacie e taxi


Dalla conferenza stampa che il Pdl ha tenuto questa mattina a Palazzo Madama sono emersi chiaramente i quattro punti del mandato intorno ai quali circa due mesi addietro è nato il governo presieduto dal professor Monti: aumentare la credibilità dell’economia italiana sui mercati, promuovere l’azione dell’Italia in Europa per una politica economica a carattere comunitario, ridurre il debito pubblico con misure di carattere strutturale e lanciare una strategia di sviluppo e crescita per il Paese.

Fino a questo momento il governo è intervenuto solo per correggere i conti pubblici, ma ben poco è stato fatto per lo sviluppo della nostra economia. Secondo il Popolo della libertà questo obiettivo va perseguito seguendo una precisa strategia articolata in sei punti: investimenti in infrastrutture, accesso al credito e patrimonializzazione delle imprese, revisione del mercato del lavoro, internazionalizzazione, semplificazione normativa e amministrativa e Società dell’informazione, liberalizzazioni.

Il documento, “Piano per lo sviluppo”, che abbiamo presentato questa mattina, considerando anche le annunciate misure che il governo dovrebbe varare nella giornata di domani, mette sotto la lente di ingrandimento questo ultimo punto, le liberalizzazioni, e lo declina in 13 settori, in ordine di importanza, che rappresentano quelli nei quali riteniamo si debba agire: l’energia, i trasporti, i servizi pubblici locali, il settore bancario e assicurativo, i servizi postali, le telecomunicazioni, i distributori di carburanti, la giustizia civile, la privatizzazione dell’Inail, i diritti d’autore, le professioni, le farmacie e i taxi.

Da una veloce lettura si percepisce chiaramente la nostra posizione. Ben vengano le liberalizzazioni, ma per tranquillizzare i mercati e convincere le agenzie di rating non possiamo partire dalle medicine e dalle auto bianche dei taxi.

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