Intervento di Brunetta su spending review e controriforma della PA


Intervento dell’onorevole Renato Brunetta durante l’audizione del Ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda alle Commissioni Bilancio di Senato e Camera, in seduta congiunta.

Signor Ministro, da parte mia c’è pieno e totale apprezzamento per la sua opera, per la sua persona, per la sua competenza e per quello che potrà fare; la prego inoltre di considerare me e il mio Partito totalmente dalla sua parte.

Fatta questa premessa e anche alla luce delle ultime cose dette dal presidente Monti ieri (mi riferisco cioè al riconoscimento delle cose fatte nel passato), le ricorderei in tema di spending review – magari anche invitandola a esplicitarle e analizzarle con puntualità – alcune riforme legislative che incidono in maniera strutturale nella materia che lei sta trattando. Le ricordo il decreto legislativo n. 150 del 2009, la riforma della pubblica amministrazione, tutte le normative che si sono susseguite dal decreto-legge n. 78 del 2010 in poi, relative al blocco salariale e al blocco parziale del turn over. Le ricordo una delle cose forse più importanti contenute nell’ultima legge di stabilità (novembre 2011), cioè la riforma della mobilità nel pubblico impiego, passata da volontaria a obbligatoria. Le ricordo altresì un’altra iniziativa importante ma forse trascurata, ovvero il codice dell’amministrazione digitale (CAD), che è il fondamento per la riorganizzazione e ristrutturazione sulla base dell’e-government e delle nuove tecnologie. Le ricordo, infine, il federalismo. Lei non li ha citati esplicitandoli con il termine “standard”, tuttavia i costi standard fanno parte ormai della cultura regolativa di questo nostro Paese; basterebbe solo applicarli. Penso tuttavia che la sua competenza, la sua serietà e la sua onestà intellettuale faranno sì che queste basi normative vengano al più presto esplicitate e di queste vi possiate avvalere lei e il dottor Bondi per quanto riguarda il vostro lavoro.

Pongo una domanda specifica. Lei sa che alla base di qualsiasi spending review c’è la dimensione del capitale umano, la dimensione dell’apparato di personale della pubblica amministrazione: 3,5-3,6 milioni di dipendenti, ad oggi immobili, per i quali non esiste mobilità funzionale, di efficienza. Lei stesso ha citato eccessi strutturali da una parte e carenze dall’altra a distanza di pochi chilometri. Basti pensare al caso dei marescialli della Difesa addetti alla leva. La leva non c’è più e pare che i marescialli – nell’ordine delle 20.000-30.000 unità – si girino i pollici, con impossibilità di trasferimento: la Difesa non li trasferisce, ma nessun altro Ministero li vuole, proprio una bella situazione. Ebbene, con l’ultima legge di stabilità, la mobilità da volontaria è diventata obbligatoria, quindi si tratta solo di utilizzare la legge.

Citerò solo questo punto. Non vorrei che questo Governo facesse come Penelope, che di giorno tesse e di notte sfila (magari Penelope lo faceva per un buon motivo, che tutti conosciamo). Le do un’informazione, nel caso non l’avesse ancora presente. Anche qui si torna alle antiche prassi e questo mi turba: nella notte tra il 3 e il 4 di maggio il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Patroni Griffi ha sottoscritto con il sindacato una bozza di accordo che se applicato dal punto di vista normativo vanificherebbe in gran parte le norme che ho citato prima, cioè il decreto legislativo n. 150 del 2009; vanificherebbe tutta la normativa che al Tesoro ben conoscono sul blocco salariale; vanificherebbe soprattutto la mobilità, richiedendosi la concertazione sindacale per ogni procedura di mobilità; vanificherebbe qualsiasi approccio di riorganizzazione, dando competenza al sindacato anche in termini di organizzazione del lavoro; vanificherebbe qualsiasi possibilità di premiare il merito.

Mi chiedo e le chiedo: il Governo è al corrente di questa bozza di accordo? Mi chiedo e le chiedo: cosa ne pensa il Governo di questa bozza di accordo che, in quanto tale, è ancora un atto impotente dal punto di vista regolativo? È al corrente delle intenzioni del ministro Patroni Griffi di trasformare questa bozza di accordo in una delega?

Infine, cosa ne pensa il Governo dell’adattamento – necessario io ritengo – tra i meccanismi di licenziamento previsti dal disegno di legge Fornero, oggi in discussione al Senato, e il necessario riequilibrio, comparazione, pur nelle diversità e applicazioni, e estensione al settore pubblico della stessa normativa? Mi sembra che quello che fa la destra, la sinistra non lo conosca: lascio a lei la definizione di destra e di sinistra.

Per quanto riguarda il mio partito, il Popolo della Libertà – le ripeto, signor Ministro: massima e totale collaborazione alla sua opera; ma massima e totale negazione e blocco per quanto riguarda il disfacimento che deriverebbe dall’applicazione del famigerato accordo concluso il 4 maggio scorso tra il ministro Patroni Griffi, il sindacato e forse – non lo so ancora – Regioni, Province e Comuni.

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