LA TOSCANA ROSSA E I “DIECI PICCOLI INDIANI”

di Stefania Fuscagni – Portavoce Opposizione Consiglio Regionale della Toscana

“Dieci piccoli indiani” è un romanzo giallo scritto da Agatha Christie. Pubblicato in Gran Bretagna nel 1939; in Italia uscì nel 1946 con il titolo “E poi non rimase nessuno”. La trama non ci interessa se non su un punto: i dieci piccoli indiani sono dieci personaggi che, uno dopo l’altro, vengono uccisi e alla fine, appunto, nell’isola dove si erano trovati non rimase più nessuno. Oggi quando si dice “come i dieci piccoli indiani” si vuol significare la caduta sistematica e irreversibile di tutti i protagonisti di una vicenda. La domanda è: cosa c’entrano i “dieci piccoli indiani” con la sinistra toscana? Il senso è questo: la sinistra toscana ha fondato la sua “grandezza” basandosi su dieci eccellenze: la sanità; il sistema creditizio; le politiche di integrazione; lo sviluppo lento; le politiche giovanili; il sociale; l’ambiente; la partecipazione; la programmazione delle politiche e il rigore nella spesa pubblica. Bene. Così come i nostri sfortunati personaggi anche le presunte eccellenze della politica di sinistra in Toscana ad uno ad uno inesorabilmente cadono. Qui non c’è un assassino, ma c’è solo la verità dei fatti spesso mossa dal lavoro dell’Opposizione che a suo modo “uccide” il falso mito del buon governo toscano. Il primo “piccolo indiano” è la sanità toscana. Il caso Massa ed il suo milionario “buco”- con le sue implicazioni e le sue storie degne di un vero “giallo”- è venuto meno. Il sistema sanitario toscano, al di là della eccellenze di chi vi lavora, è malato di politica. Da tempo lo diciamo oggi tutti lo sanno e come Opposizione abbiamo proposto concreti modelli di risanamento. In queste ore è “caduto” anche il “secondo piccolo indiano” cioè il progetto politico legato al sistema creditizio e all’idea che la sinistra aveva su FIDI Toscana. Cos’è successo. Fidi Toscana nasce nel 1975 per iniziativa della Regione e delle principali banche operanti nel territorio. L’obiettivo è agevolare l’accesso al credito alle piccole e medie imprese che presentano valide prospettive di crescita ma non sono dotate di adeguate garanzie. Nella mente della maggioranza, tuttavia, matura un’idea diversa. Fidi deve diventare una sorta di piccola e terribile IRI regionale alle dipendenze della politica e del governatore che diventa “grande regista”. Un’idea faraonica a metà strada tra il sistema vetero democristiano e il socialismo reale che avrebbe fatto di FIDI un “mostro”che poteva acquisire le quote di aziende in crisi. La Regione insomma sarebbe potuta entrare “in prima persona” nel tessuto produttivo toscano esorbitando impropriamente dalla sua funzione di supporto. Questo era il progetto politico. Poi la Banca d’Italia ha inviato un documento di fortissima “censura” mettendo nero su bianco la impraticabilità del progetto. Fidi non può “irizzarsi”, la Regione non può stravolgerne così la sua funzione. La Giunta ha fatto finta di nulla, è tornata indietro minimizzando la questione. Nulla ha detto il Presidente Rossi dei rilievi, nulla ha spiegato circa una marcia indietro imposta che mette in luce il fallimento politico di una scelta di base “condannata” dalla Banca d’Italia. Di fatto Rossi è stato stoppato in un suo progetto politico caratterizzante. Risultato: FIDI-IRI è il secondo “piccolo indiano” caduto per mano di una valutazione severa di Banca d’Italia. Un’altra sconfitta di merito taciuta da Rossi ma pesante come un macigno che dimostra una visione politica fuori dal tempo e forse anche dalle regole.

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