“Io sono un sostenitore della famiglia”

Gli esami di latino e greco da privatista, il passato socialista, la cacciata di Mentana, la privatizzazione della Rai, la città di Venezia, sono solo alcuni dei numerosi argomenti trattati da Klaus Davi, noto giornalista ed esperto di comunicazione, nella lunga intervista fatta a Renato Brunetta.

Davi prende spunto dall’ultimo libro del Ministro: “Rivoluzione in corso” per porre quesiti di carattere politico, economico, sociale e anche personale a partire proprio da quel concetto di “rivoluzione” che dà il titolo al libro. “La Rivoluzione è un valore, perché vuol dire cambiamento, trasformazione – spiega Brunetta – ed è un concetto anche biologico, e dunque strettamente legato alla nostra vita.

 Il ministro della Funzione pubblica auspica un cambiamento in svariati settori, sottolineando la necessità, per esempio, di cambiare la cultura dei sistemi di sicurezza, che si traduce nell’impiegare più poliziotti nelle strade e meno alle scrivanie, per essere sempre più a servizio dei cittadini e avere un maggiore contatto con essi.

Un punto importante dell’intervista è il chiarimento sul reddito dei dipendenti pubblici, che è suddiviso in due parti: lo stipendio e il salario accessorio, che è il 20% ed è la componente legata alla produttività, alla presenza, alla qualità e al merito. Attualmente il salario accessorio viene dato a tutti in misura uguale, ma con la riforma darà la parte premiale non più a tutti in egual misura, bensì sarà diviso in tre fasce: metà risorse date al primo 25%, l’altra metà delle risorse al secondo 50% e la terza fascia, l’ultimo 25% niente. “I sindacati hanno criticato questa scelta, cosicché li ho lasciato liberi di contrattare e determinare loro le ultime due fasce, – ha affermato – restando inalterata la prima.”

Poi il ministro si è soffermato sui di.do.re, ( diritti e doveri di reciprocità), ossia la regolazione dei rapporti di reciprocità tra conviventi, di qualsiasi tipo essi siano. Questo perché “la convivenza è un bene meritevole di tutela”, dice Brunetta “fermo restando che la famiglia rimane comunque il nucleo base sul quale si fonda il nostro paese, ed io sono assolutamente a favore della famiglia.”

Anche il tema della mafia ha tenuto banco durante la conversazione. Davi infatti parte da una citazione di Dell’Utri che premettendo l’indiscussa importanza e necessità di avere un nucleo Antimafia, portava a riflettere sul rapporto tra i costi e i benefici. Brunetta, da sempre considerato un rivoluzionario e un outsider per le sue opinioni schiette e sincere dice: “Io non amo gli anti, preferisco le regole e il rispetto delle regole. Se in Italia si facessero rispettare le regole non ci sarebbe bisogno dell’antimafia. C’è un’antimafia perché c’è la mafia, che è una criminalità organizzata, ma non bisognerebbe affrontarla in modo ideologico. Se ne facciamo un simbolo ideologico, (la cultura della mafia, la storia della mafia, ecc..) rischiamo di farne una ideologia e come tale poi produce professionisti di quella ideologia.”

L’intervista poi tocca i temi delle assunzioni clientelari, della scuola, delle segnalazioni, e si conclude con una riflessione sulla satira. “Anche i tedeschi negli anni 30 facevano satira rappresentando gli ebrei con il nasone, ma era una satira razzista e fascista”, spiega il Ministro Brunetta, invece si dovrebbe cercare di fare più satira buona, “rivoluzionaria”, quella si che va bene.

Guarda il video per intero su you tube: Klauscondicio

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