I donatori di sangue non sono penalizzati

Caro Direttore,
ritengo utile fornire alcuni chiarimenti in merito all’articolo “Donazioni, rivolta contro Brunetta” apparso sul suo giornale (il Secolo XIX°), che attribuirebbe all’applicazione del comma 5 dell’art. 71 della legge n. 133 del 2008 (la cosiddetta “norma antiassenteismo”) la responsabilità di un calo significativo delle donazioni di sangue da parte dei dipendenti pubblici. In primo luogo la norma in questione prevede una decurtazione non dello stipendio ma degli incentivi, solo se il sistema di erogazione dell’incentivazione stabilito nella contrattazione integrativa con le organizzazioni sindacali è basato sulla presenza in servizio. Poiché a quanto ci risulta la maggior parte dei sistemi di erogazione degli incentivi sono basati sulla valutazione della produttività e non sulla presenza in servizio, il fenomeno dovrebbe essere circoscritto a pochi casi e per somme irrilevanti.

Questo è stato chiarito, contro ogni ragionevole dubbio, dalla mia circolare n. 7 del 2008, inviata a tutte le Amministrazioni. Ma non basta. Consapevole della necessità di incentivare la lodevolissima pratica della donazione di sangue, ho fatto approvare dalla Camera un emendamento soppressivo del comma 5, in modo che non ci fosse più alcun dubbio sulla volontà di non penalizzare questi tipi di permesso. Purtroppo il provvedimento contenente l’emendamento, e cioè il disegno di legge di delega al Governo in materia di “lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali”, è fermo al Senato (Atto n. 1167). Ne auspico ad ogni modo la rapida approvazione, anche perché contiene numerose altre norme di grande utilità per i cittadini e per la Pubblica Amministrazione.

A questo punto però sarà interessante valutare quanto in effetti l’applicazione della norma attuale abbia creato problemi alla donazione di sangue e quanto invece eventuali riduzioni, per altro quantificate a livello di 1 o 2 per cento del totale, non siano piuttosto da ricondurre a una ancora troppo ridotta sensibilità dell’opinione pubblica verso questo gesto di grande civiltà. Non credo che una eventuale trattenuta sui premi incentivanti di 3 o 4 euro al massimo per due eventi l’anno possano far crollare, come ho letto in questi giorni, le donazioni di sangue. Non vorrei che dietro questa polemica ci fosse una strumentalizzazione politica tesa a far fallire alcuni importanti e necessari interventi normativi per rendere la PubblicaAmministrazione più efficiente e produttiva.

Ricordo a tutti che queste norme sulle assenze hanno comunque permesso una riduzione del 40% del fenomeno delle assenze per malattie tra i pubblici dipendenti. Mi auguro comunque che nel prossimo incontro con le associazioni dei donatori, in particolar modo con l’AVIS, sia possibile prevedere delle campagne di sensibilizzazione rivolte alle pubbliche amministrazioni in modo da evitare interpretazioni sbagliate della normativa in vigore e favorire, invece, questa importante azione di solidarietà.

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