Per il Sud ci vorrebbe “una nuova spedizione dei Mille”

Foto di Nino.Modugno

Da domani nelle librerie si potrà trovare il nuovo libro-saggio del ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione Renato Brunetta, il secondo che tratta il tema del meridione e che si intitola “Sud” ; ( edito da Donzelli). Brunetta apre dicendo: «Ogni libro sull’arretratezza del nostro Sud dovrebbe essere l’ultimo. Questo, invece, è il mio secondo, e ciò segnala un evidente fallimento della politica. A fallire è stata la classe dirigente italiana, che non è stata in grado di adattare le politiche e le misure previste per il Nord e per l’Europa alla particolare realtà meridionale».

Tornano dunque le tematiche scottanti, senza tralasciare excursus e fatti storici di carattere politico-economico, che certamente hanno concorso ad aumentare il profondo divario tra il nord e il sud d’Italia. Un esempio preso in considerazione è stata la fiscalizzazione degli oneri sociali per le fabbriche meridionali, alla fine degli anni 60. Il ministro in proposito scrive: «tale provvedimento aveva in gran parte natura compensativa della contemporanea abolizione, fortemente voluta dal sindacato, delle differenze provinciali di salario che avevano, fino ad allora, tenuto più basso e sensibilmente differenziato il costo del lavoro al Sud».

«Di nuovo, dopo cent’anni, si pensava illuministicamente che nuove regole comuni, e magari molto avanzate, come quelle nel mercato del lavoro, nella contrattazione e nei diritti dei lavoratori, avrebbero positivamente forzato l’economia del Sud. Si finì con l’ottenere, ancora una volta, esattamente l’effetto opposto. Le regole, inapplicabili, del Nord sul mercato del lavoro e sulle relazioni industriali produssero un sempre più profondo allontanamento del mondo del lavoro meridionale da quello del resto del Paese, attraverso il dilagare strutturale di attività sommerse, irregolari, marginali e precarie. Più le regole del Nord non erano applicabili, più cresceva il dualismo e la domanda sia di incentivi che di trasferimenti».

Una nuova classe dirigente può essere la vera risposta a tutto questo, un investimento di risorse umane capaci, che Brunetta ribattezza come “una nuova spedizione dei Mille”, in ambiti differenti da quelli che coinvolsero i garibaldini. Il tutto per poter creare «al Sud una rete che finora non è esistita, fatta di dirigenti e funzionari preparati e onesti».