L’intervento – Le opportunità del Mose

L’intervento di Renato Brunetta

La serie di acque alte degli ultimi giorni ha sommerso non solo la città, ma un’intera classe politica. Quella del non fare, del non decidere, del no a tutto, sempre e comunque. Quella dei No Mose e dei centri sociali, per intendersi, che trovava il suo nume tutelare fino a ieri in Pecoraro Scanio (che fine avrà fatto poi…) e oggi in Di Pietro. Ma è fin troppo facile osservare che, se le varie giunte Cacciari succedutesi nel 1993, invece di ostacolare la realizzazione del progetto Mose la avessero favorita, i lavori sarebbero finiti da tempo risparmiando anni di disagi ai cittadini. Invece, pur di compiacere centri sociali e estremisti vari, questa classe politica è arrivata al punto di assumersi un impegno di spesa di quasi 150 milioni di euro in trent’anni con l’incredibile scopo di controllare lo stato di salute degli uccelli della laguna. Eh sì, perché tra le argomentazioni indotte per bloccare l’innovazione, si disse che il Mose poteva danneggiare la nidificazione dei volatili in laguna. Musica per le orecchie di Pecoraro Scanio che, sostenuto dalla giunta Cacciari, avvia una procedura di infrazione di fronte all’Unione Europea. Risultato: le argomentazioni vennero considerate ridicole per fermare un progetto nato per salvare un patrimonio dell’umanità quale è Venezia, ma viene imposto ai contribuenti l’obbligo del monitoraggio della salute degli uccelli della laguna. Per una spesa, appunto, di quasi 5 milioni di euro all’anno per i prossimi trenta anni. Chissà se i commercianti che hanno passato le ultime notti a svuotare dall’acqua i propri negozi sanno di contare per questa giunta meno di gabbiani e affini. Fortunatamente siamo però vicini al compiacimento delle dighe mobili, previsto per il 2014. Ed è compito della nuova classe politica veneziana cogliere le opportunità derivanti da questo progetto, eccellenza dell’ingegneristica italiana. Già la fase di realizzazione del Mose ha prodotto un carico di esperienze scientifiche che non può essere disperso ma anzi deve essere valorizzato dal punto di vista tecnologico. In questo senso va l’iniziativa di costituire un Centro di livello universitario sulle tecnologie legate alla salvaguardia e alla difesa costiera. Le stesse aree cerate i funzione dei cantieri del Mose vanno considerate come nuove parti di città con enormi opportunità soprattutto per il diportismo. Insomma, è questa la grande occasione per realizzare finalmente un progetto di riqualificazione urbana e socioeconomica anche delle zone prossime alle barriere mobili. Ed è soprattutto l’occasione per lasciare sommergere definitivamente la politica dei no.

 Da “Il Gazzettino”, 03.03.2010