Sanità, giustizia e scuola online: una rivoluzione digitale a 360°

“Il futuro della P.A. è ora”, questo è il titolo del convegno tenutosi ieri pomeriggio nella sede della Consap di Roma, alla presenza del ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. “Sanità, giustizia e scuola online per una pubblica amministrazione moderna ed efficiente” sono alcuni dei settori sui quali si sta lavorando nella “rivoluzione digitale” portata avanti da Brunetta, che nel giro di due anni renderà l’Italia una “comunità in rete”.

Il ministro ha fatto riferimento alle dichiarazioni del governatore del Lazio, Renata Polverini, riguardo la volontà di voler inaugurare una “nuova” stagione fatta di “certificati, ricette e cartelle cliniche digitali”. “Nella condizione economica in cui versa la Regione – ha detto Brunetta – il risparmio è necessario. Con un clic sarà il medico a spedire il certificato all’Inps che a sua volta lo girerà al datore di lavoro e con altri semplici clic sarà possibile fare dei controlli al fine di evitare abusi e comportamenti non rispettosi”.

Riguardo agli istituti scolastici, Brunetta ha assicurato che nell’arco di un anno e mezzo “saranno tutti in rete”: dalle pagelle alle assenze, dalla lavagna elettronica alle informazioni relative la didattica. Rivoluzione in atto anche per il sistema giudiziario che diverrà “moderno ed efficiente, giusto e celere”. Gli atti online, nel particolare, “porteranno a risparmi milionari e alla riduzione della durata dei procedimento”.

“Se non si fa produttività nel pubblico non la si fa neanche nel privato – ha dichiarato il ministro -. Invece, la pubblica amministrazione va considerata come un settore primario perché detiene una funzione centrale, regolativa e dalla quale passa tutto il resto dell’economia. Pensare di tappare e di tagliare questo settore sarebbe una miopia”. Quello che va evitato, ha spiegato Brunetta, è che “la gente smetta di spendere una marea di soldi pagando le tasse e pagando chi deve risolvergli i problemi causati dalla cattiva amministrazione. Si aggira intorno ai 300 mld il costo complessivo dello Stato – ha terminato -, che vale 17 per cento del pil e 170 mld di euro l’anno di massa salariale: questi costi hanno una funzione centrale e se il 17 per cento del pil è inefficiente, rende inefficiente tutta l’economia”.